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Bulls, una poltrona per due: Augustin e Hinrich, vediamo perchè Chicago dovrebbe tenere DJ o Kirk

Con il rientro di Rose, ma bisognerà vedere in che condizione, i Chicago Bulls il prossimo anno faranno sicuramente a meno di una delle due point guards presenti nel roster per cercare di liberare lo spazio salariale per provare ad attirare il grande sogno del mercato estivo, Carmelo Anthony. Cerchiamo di vedere perchè i Bulls dovrebbero tenere Augustin oppure Hinrcih!

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Perchè tenere DJ Augustin:
L’ex guardia selezionata nel 2008 dai Charlotte Bobcats al draft, è stato messo sotto contratto in questa stagione dai Chicago Bulls, alla ricerca di un playmaker che potesse sostituire a livello numerico, a magari anche di impatto sul gioco, Derrick Rose. Perchè tenerlo in squadra? Prima di tutto per l’età: DJ ha 26 anni, è nel pieno della sua maturazione come cestista. Anche a livello contrattuale Augustin ha un contratto molto leggero (che andrà però irrobustito per convincerlo a ri-firmare) da 592.000 dollari (per metà stagione); la nona scelta assoluta del 2008 inoltre ha un rendimento migliore rispetto a Kirk. 16.2 il grado di valutazione di efficienza (secondo il sistema PER di John Hollinger) di DJ che contano di 13.1 punti, 4.4 assist, 1.8 rimbalzi di media per gara in stagione.
Percentuale rinnovo: 40%

hinrich

Perchè tenere Kirk Hinrich:

Kirk è un giocatore molto importante per Thibodeau, che gli ha consegnato le chiavi della squadra in fase offensiva, vista l’assenza di D-Rose: questo già fa pendere e di molto l’ago della bilancia dalla sua parte. Se non bastasse Hinrich è sicuramente un difensore di gran lunga migliore rispetto al compagno di squadra, che da invece il meglio di se nelle transizioni offensive, soprattutto quando si tratta di penetrazioni a canestro. Tutto sembra dirci che Kirk sarà ri-firmato, vista anche la grande conoscenza dell’ambiente, ma ci sono anche alcuni fattori che potrebbero spingere la dirigenza dei Bulls a puntare sul numero 14.
Hinrich, infatti, per quanto sia un buon difensore si avvia ormai verso i 34 anni e potrebbe cominciare a sentire il passare degli anni, e facendo gli scongiuri, tenere in squadra un giocatore di questa età, vista anche la fragilità di Rose potrebbe essere un rischio. Inoltre la sua incisività sul gioco offensivo dei Bulls è molto meno elevata rispetto a Augustin: 9.1 punti e 3.9 assist ci dicono che da un contributo abbastanza misero alle sorti dell’attacco di Chicago.
Ultimo aspetto è poi quello del contratto: l’ex giocatore di Wizards e Hawks percepisce 4 milioni di dollari a stagione, e difficilmente accetterebbe di andare sotto quella cifra, anzi..
Percentuale rinnovo: 60%

@MarkTarantino89

 

Focus on Wizards: Wall e Beal a tutta velocità!

Ormai la regular season 2014 si è conclusa e i verdetti sono stati sanciti: i Washington Wizards affronteranno ai playoff i Chicago Bulls. Serie difficile aspetta gli uomini di coach Randy Wittman che può contare su un roster cresciuto di qualità. L’Anello manca ormai da troppo tempo nella capitale: l’ultimo, e l’unico, risale infatti al lontano 1978.

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John Wall, forse il miglior play della serie, guiderà i “Maghi” di Whashington: ad affiancarlo ci sarà Bradley Beal, il miglior tiratore e Trevor Arisa, in una stagione altalenante, darà di certo il suo contributo. Il cammino sarà difficile, ma in una stagione strana come questa, tutto è possibile.

Mario Ramogida,
@marioramogida

TWolves, si ripartirà da Dieng e Love: Kevin riuscirà finalmente a centrare i playoffs?

Dopo l’ennesima grande gara di Kevin Love, ma anche l’ennesima sconfitta stagionale per i Minnesota Timberwolves è tempo di bilanci per la franchigia di Minneapolis: 40 punti, 14 rimbalzi, 9 assist, nel 120-130 di Oakland contro i Golden State Warriors di Steph Curry, portano a 26.2 la media punti stagionale. 12.5 quella dei rimbalzi e 4.4 quella degli assist, per numeri che non hanno però permesso alla franchigia di raggiungere i PO. Con la prestazione della notte è arrivato anche un grande record per Kevin: 1988 punti in stagione, si tratta del maggior numero di punti in una singola season per la franchigia dello stato di Minnesota.

Il prossimo anno servono però dei cambiamenti e drastici, soprattutto nella mentalità della squadra, che non sembra ancora possedere uno spirito da vincente.

NBA: Brooklyn Nets at Minnesota Timberwolves
Si ripartirà però anche da una altra certezza: il rookie terribile Gorgui Dieng! Usato col contagocce nelle prime gare da Rick Adelman, in queste ultime gare è finito in pianta stabile nel quintetto titolare, senza far rimpiangere Nikola Pekovic nel ruolo di centro, tanto che quest’ultimo potrebbe essere sacrificato nel mercato estivo per rendere più competitivo il roster, dove il sogno resta il FA Loul Deng, che vedrà scadere il suo contratto dai Cleveland Cavaliers- 

Anche stanotte grande notte per lui con 14 punti (6-8 dal campo), 11 rimbalzi, 3 assist, 1 palla rubata e 2 stoppate: ma soprattutto grande atletismo e forza fisica del senegalese classe 1990, selezionato come 21esima scelta assoluta nel draft 2013 dagli Utah Jazz e poi entrato nella trade con Trey Burke con i Timberwolves.
Il Rookie of the Year sembra però essere impossibile per lui, visto lo scarso utilizzo, ma anche le ottime prove di Carter-Williams e Victor Oladipo, già leader delle proprie franchigia, ma Minnesota farà bene a puntare forte sul ragazzo, che potrebbe aiutare Kevin finalmente

 

Focus on Clippers: Doc Rivers ha creato un gruppo vincente, serve maggior compattezza difensiva per il titolo?

I Clippers, conosciuti negli ultimi anni soltanto come i cugini sfortunati dei Lakers, stanno ormai da qualche anno invertendo la tendenza che li vedeva arrivare sempre o quasi sotto la squadra giallo-viola: in questa stagione la squadra allenata da Doc Rivers sta dominando contro chiunque nella Pacific Conference ed è al terzo posto, saldamente nella Western Conference.

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L’arrivo di Doc è stato quanto mai fondamentale: a LA si è creato un gruppo con una mentalità davvero vincente, lo spogliatoio segue l’head coach come fosse un messia. Con Chris Paul ad inventare gioco e due lunghi come DeAndre Jordan (che si sta rivelando un centro ottimo, molto al di sopra delle aspettative) e Blake Griffin, non ci sono limiti che la squadra della California deve porsi.

Se poi al mix già esplosivo ci aggiungi una pedina fantastica come questo Jamal Crawford, il più accreditato al titolo di Six Man of the Year il quadro per gli avversari appare ancora più complicato. Manca ancora una vera ala piccola di livello per Doc: si è messa una toppa con la firma dell’ex (rimpianto eccome) Indiana Pacers, Danny Granger, che complici i continui infortuni ha visto in poche occasioni in campo di gioco, dimostrando di avere il carattere giusto per dare una mano nei playoffs ai suoi nuovi compagni. Jared Dudley e JJ Redick  saranno delle riserve di lusso, in grado di garantire delle ottime turnazioni a Doc Rivers.

L’unica pecca è ovviamente la fase difensiva che concede ancora troppo agli avversari: non è un mistero che l’ex tecnico dei Boston Celtics stia cercando di trovare una soluzione anche a questo problema, che potrebbe rivelarsi più grande del previsto durante i playoffs, in cui si farà sentire anche la pressione del grande appuntamento e servirà maggiore sforzo di cervello oltre che di cuore e gamba.

E’ questo l’anno giusto per vedere finalmente i Clippers trionfare nella Lega?

@MarkTarantino89

76ers, è arrivato il momento della verità: nel 2016 Philadelphia sarà pronta per il titolo?

Dopo la peggiore striscia negativa della storia della NBA, con 26 sconfitte consecutive, i Sixers sono tornati alla vittoria contro i Detroit Pistons, mostrando di poter fare molto meglio rispetto a quanto visto da febbraio fino all’ultima sconfitta contro i Rockets.

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E’ evidente quanto la franchigia di Philadelphia abbia tirato i remi in barca per progettare un futuro più radioso, cominciano dal draft dove, classifica alla mano, i 76ers hanno buone possibilità di ottenere la prima scelta assoluta.
La società sta usando in questa ottica la migliore strategia possibile, liberandosi di giocatori come Hawes e Turner (a Cleveland e Indiana), andando a pescare giocatori in D-League con retribuzioni minime per diminuire il budget ingaggi per la stagione in corso.

Vediamo meglio come Philadelphia ha operato nell’ultimo mercato e come si muoverà per il prossimo draft.

Nell’ultima edizione svolta a New York, i Sixers hanno ottenuto la 6a scelta assoluta, ovvero Nerlens Noel, dai Pelicans e l’11a Micheal Carter-Williams. Questi saranno i punti fermi da cui ripartire nella prossima stagione al Wells Fargo Center: con loro resta il dubbio Thaddeus Young che ha ancora un anno di contratto con Philly (più uno di opzione), ma potrebbe cercare fortuna altrove per lasciare spazio ad una buona scelta.

Guardando la questione salariale balza agli occhi come non ci siano contratti garantiti per la stagione 2015-2016: il GM ha grandissime possibilità di costruire con accuratezza futuro molto radioso per i 76ers diventando una squadra da PO nel 2015 e magari una contender l’anno successivo.

Il quintetto base della prossima stagione potrebbe, draft alla mano, essere composto così:
Carter-Williams (playmaker), Tony Wroten (guardia tiratrice), Nerlens Noel (come ala grande), Andrew Wiggins o Jabari Parker (ala piccola), Joel Embiid (centro).

L’età media sarà bassissima: si proverà a dare spazio a tutti i giovani talenti che saranno pescati al draft per una stagione per poi completare il quadro con qualche giocatore più esperto tra due anni in modo da diventare una mina vagante per i PO nella Eastern Conference.

Ecco il roster completo:

  1. Michael Carter-Williams
  2. Tony Wroten
  3. Nerlens Noel
  4. Hollis Thompson
  5. Arnett Moultrie
  6. Andrew Wiggins/Jabari Parker/Other top pick
  7. Joel Embiid/Pelicans’ first-rounder
  8. Thaddeus Young
  9. Sixers second-round picks
  10. Young free agent
  11. Young free agent
  12. Young free agent

    @MarkTarantino89

 

Orlando Magic, si ripartirà da giovani certezze: due piani per il draft, Wiggins o Smart la scelta giusta?

Parlando di squadre che hanno bisogno di una ricostruzione, non si può non parlare della franchigia meno fortunata della Florida, gli Orlando Magic.

La squadra di Richard DeVos potranno ripartire da due giovani certezze: la prima è il rookie Victor Oladipo, che con un anno di esperienza alle spalle nella lega, potrebbe, nella prossima stagione, risultare davvero decisivo per il suo fisico esplosivo, soprattutto se riportato nel suo ruolo naturale di SG; la seconda è il centro montenegrino (che ha sostituito Howard) Nikola Vučevic, fresco del premio come giocatore della settimana con il grande Tim Ducan e che si sta dimostrando un degno sostituto di Superman, Howard sotto canestro e con ottime percentuali di tiro dalla lunetta (uno dei migliori centri per realizzazione di tiri liberi).

Vucevic Orlano

La situazione salariale dei Magic prevede un abbassamento del monte ingaggi dai 53 milioni del 2013 ai 46 del 2014:  la società farà a meno dello stipendio di Turkoglu, quello di Al Harrington, di Quentin Richardson, Solomon Jones e Rmero Osby.

Dopo aver perso Dwight Howard potrebbe riaprirsi una speranza di costruire un roster in grado di seguire un percorso di crescita che porti Orlando a competere per i PO nella (non così irresistibile) Eastern Conference.

Il General Manager Rob Hennigan con lungimiranza ed un po di fortuna, è riuscito a ricevere, dallo scambio per Howard con i Lakers, due giovani molto interessanti, come il centro Nikola Vucevic e l’ala piccola Maurice Harkeless. Il primo è migliorato notevolmente rispetto alla stagione passata: da 13.1 punti ed 11.9 rimbalzi è arrivato a quota 15.8 ed a 23 anni appare pronto per il definivo salto di qualità; il secondo invece ha solo 20 anni, ed è cresciuto molto nel gioco perimetrale.

Oltre a loro due c’è anche Tobias Harris, anche lui molto giovane (21 anni) che è arrivato in Florida nello scambio per JJ Redick con i Milwaukee Bucks: ala piccola o ala grande all’occorrenza, Harris è un giocatore sui cui puntare per il futuro, anche se in questa stagione è migliorato nelle percentuali di efficienza da 2 punti (45.5- 46.1%) ma è peggiorato notevolmente in quelle da 3 punti (31.5- 23.7%).

Ci sarà sicuramente Victor Oladipo il prossimo anno a vestire la maglia dei Magic: classe 1992, è stata la seconda scelta assoluta dell’ultimo draft e sta ripagando le aspettative della franchigia, giocando una ottima fase difensiva e mantenendo anche buoni numeri in attacco con 14.1 punti per gara.
Il suo dinamismo lo rende inoltre un giocatore chiave nello scacchiere di Jacque Vaughn: quello che manca realmente alla squadra è un giocatore in grado di prendere le redini del gioco offensivo in mano, un vero playmaker.

Oladipo Magic

Il progetto della franchigia nel 2014 è quello di pescare bene al prossimo draft, per arrivare alla nuova stagione con un roster molto giovane: attualmente Orlando dispone nel primo giro di ben due scelte entrambe molto alte. La prima sarà sicuramente tra le prime 6: Andre Wiggins è l’obiettivo numero 1 ma con ogni probabilità i Magic potranno assicurarselo solo se capitassero con la prima scelta assoluta.

Andrew Wiggins
In caso contrario l’obiettivo potrebbe cambiare totalmente: da una ala piccola come Wiggins, ad una point guard come Dante Exum, australiano, oppure Marcus Smart, da Oklahoma State. Exum ha tutte le carte in regola per avere un ottimo futuro come playmaker nella lega: molto duttile, è in grado di sfornare ottimi assist in ogni parte del campo ma anche di farsi trovare pronto e freddo sotto canestro.
Smart è invece finito in ottica Lakers, per le sue ottime doti sia in fase offensiva, che soprattutto in fase difensiva. Le soluzioni Exum/Smart potrebbero aiutare l’intera squadra nell’unico vero buco nel roster costruito da Rob Hennigan: inoltre il giocatore che più ne trarrebbe beneficio è Victor Oladipo, che potrebbe tornare nel suo ruolo naturale di shotting guard.

Marcus Smart

 

La seconda scelta (tramite Denver Nuggets) dovrebbe cadere intorno alla undicesima assoluta: a seconda della prima scelta la franchigia si muoverà di conseguenza, ovvero se arrivasse Wiggins o Jabari Parker bisognerebbe puntare un playmaker efficiente come può essere Tyler Ennis, from Syracuse, altrimenti in caso di arrivo di una PG alla prima chiamata si punterebbe su un centro affidabile come Willie Cauley-Stein dall’Università del Kentucky, oppure l’altra ala piccola di Duke, Rodney Hood.

Una cosa è certa: gli Orlando Magic con un pò di fortuna nella lottery e qualche scelta giusta potrebbero diventare presto una squadra rivelazione nella Eastern Conference.

 

@MarkTarantino89
Fonte Basketinside.com

Bucks, è arrivato il momento della rifondazione: da chi ri-partirà la franchigia?

Il Draft 2014 si terrà a New York il 26 giugno in una sede da decidere tra il Barclays Center a Brooklyn o il Madison Square Garden a NY: tra i prospetti più interessanti ci sono senza ombra di dubbio Andrew Wiggins, Jabari Parker, Julius Randle, Aaron Gordon, Dante Exum, Marcus Smart, Noah Vonleh, Joel Embiid e Tyler Ennis.

Una delle franchigie che avrà una delle prime scelte al prossimo draft (se la stagione si concludesse con questa classifica 25% di ottenere la prima scelta ed il 100% di scegliere tra le prime quattro) sarà quella che ha come simbolo il cervo: i Milwaukee Bucks di Larry Drew che potrebbero cambiare sede presto, visti i problemi con l’attuale palazzetto, il BMO Harris Bradley Center.

Bucks a Seattle

I Bucks ospitano l’ultimo posto nella Eastern Conference, con 13 vittorie e 54 sconfitte (percentuale di vittorie pari al 19.4%): il rendimento offensivo e quello difensivo sono tra i peggiori dell’intera lega (27° attacco e 3o° difesa). L’obiettivo per la prossima stagione sarà quello della completa rifondazione a partire dal draft, nel quale si cercherà di scegliere un giocatore che diventi da subito importante, un uomo franchigia, come è stato per Giannis Antetokounmpo.

Si ripartirà da tre giocatori per la prossima stagione ovvero Brandon Knight, Giannis Antetokounmpo e Khris Middleton, mentre tutti gli altri potrebbero essere sacrificati in vista del rinnovamento: già Caron Butler è stato tagliato in questa stagione destinata inesorabilmente al tank (finito ad Oklahoma City), con lui anche l’ex Treviso, Gary Neal (attualmente a Charlotte) e Luke Ridnour. E’ tornato invece all’ovile Ramon Sessions, PG che fece bene a Milwuakee nella sua prima esperienza in NBA: con lui è arrivato anche Jeff Adrien (sempre nell’ambito della stessa trade).

La situazione salariale non cambierà di molto per la prossima stagione: dai 54.232.800 dollari attuali si arriverà ai 42.960.000. Ci saranno ancora i 6 milioni e 680 mila dollari da pagare a Drew Gooden per la clausola amnesty, Ramon Sessions se verrà ri-firmato e resterà a Milwaukee farà salire la cifra, mentre possibili partenti come free agents potrebbero essere Jeff Adrien, Miroslav Raduljica, ed il giovane Tony Mitchell (che potrebbe finire a giocare in D-League).

Le (poche) note positive di questa stagione fanno ben presagire per gli ampi margini di miglioramento: il primo della lista non può che essere Giannis Antetokounmpo, “The Greek Freak“, 15esima scelta assoluta dell’ultimo draft. Il greco può giocare sia come Small Forward che come Shooting Guard: ha un fisico davvero impressionante e sfrutta il suo atletismo in maniera eccezionale (è alto 2 metri e 06 centimetri per 94 kilogrammi).
E’ migliorato molto dall’inizio di stagione come confermato anche dall’head coach dei Bucks ed ha davanti a se ancora ampi margini di crescita: se manterrà le aspettative potrebbe in qualche anno diventare l’uomo immagine della franchigia e magari portarla a diventare una contender.

Giannis Antetokounmpo
Giannis Antetokounmpo

Oltre all’ultimo arrivato però le buone notizie arrivano dalla crescita anche di Brandon Knight: l’ex Kentucky Wildcats, chiamato al numero 8  nel draft 2011 da parte dei Pistons, è arrivato a luglio da Detroit (con Middleton e Kravcov) in cambio di Brandon Jennings. Può giocare sia come playmaker che come shooting guard (ruolo in cui è stato prevalentemente usato in questa stagione): per lui vale lo stesso discorso fatto per Giannis, ovvero ha ampi margini di miglioramento avendo solo 22 anni, anche se già in questa stagione sta giocando su buoni livelli. Il #11 ha una media punti di 17.4 per gara ed è ottimo anche nelle vesti di uomo assist con 4.9.

Un altro giocatore sottovalutato e finito sempre tramite Detroit a Milwaukee nella trade Jennings è Khris Middleton, ala piccola: 39esima scelta del draft 2012 è stato assegnato in D-League con i Fort Wayne Mad Ants per una settimana da parte dei Pistons per valutarne la forza ed è stato subito richiamato in prima squadra per la stagione salvo poi finire ai Bucks. Si tratta del migliore della squadra nella classifica delle palle rubate (1.1): è un buon ricambio in fase offensiva con 11.9 punti e 2.1 assist di media, ma non disdegna neanche la fase difensiva  (3.7 rimbalzi per gara).

Altra nota positiva (e grande sorpresa) è rappresentata da  Nate Wolter, finito a Milwaukee dopo essere stato la 38esima scelta dei Wizards, passando per Philadelphia: il playmaker del futuro dei Bucks sarà lui con molte probabilità visto che, sfruttando la moria delle point guards presenti nel roster, ha trovato un buon minutaggio, risultando anche molto efficiente anche se ancora acerbo. Nel suo secondo anno in NBA potrebbe fare meglio, magari partendo dalla panchina e dando una grande mano all’head coach Drew in vista delle rotazioni.

Anche la Power Forward John Henson, 14a chiamata nel Draft 2012 dei Bucks, è migliorata molto in questa stagione:  è al comando della classifica dei rimbalzisti della squadra con 7.5 per gara e quella degli stoppatori con 1.9 e da una grande mano in fase difensiva ma ha dei limiti piuttosto evidenti sotto il punto di vista del gioco offensivo.

Le lacune principali riguardano prima di tutto l’età della squadra e quindi la scarsa esperienza: il compito di un veterano come OJ Mayo sarà quello di trasmettere le sue conoscenze acquisite soprattutto con i Mavs ai compagni più giovani per guidarli nella loro crescita.

Altro problema molto evidente è l’assenza di creatività e di giocatori dal grande potenziale offensivo: visto che i Bucks avranno una chiamata molto alta nel prossimo draft questa pecca potrebbe essere risolta tramite due giocatori in particolare, ovvero Andrew Wiggins, ala piccola di Kansas o soprattutto Jabari Parker, che appare il giocatore dalle doti fisiche e tecniche più adatte per imporsi subito nel sistema di gioco di Milwuakee. Si tratta del #1 dei Duke, figlio di una leggenda dei Chicago Bulls come Sonny Parker con una media punti di 19.2 punti: è un giocatore che esprime il meglio di se con la sfera tra le mani, vista la sua grande imprevedibilità, che lo rende però difficile da vedere insieme a Carlos Delfino. Proprio l’ex Houston Rockets, legato da un contratto di altri due anni con Milwaukee (per circa 3 milioni e 250 mila dollari stagionali) potrebbe essere liberato in estate dalla franchigia per fare spazio a Jabari.

Il futuro dei Bucks potrebbe, nonostante i risultati di quest’anno, essere radioso: con una giusta scelta al draft come partenza e vista l’età media molto bassa, nella prossima stagione c’è da aspettarsi un cambio netto di risultati e prestazioni rispetto alla stagione disastrosa di quest’anno. Giannis e Jabari (o chi per lui) saranno il presente ed il futuro di una franchigia in ricostruzione. 

@MarkTarantino89