Ogni giorno, quando apriamo pagine di giornali, siti e blog che parlano di sport (e molto spesso, nel 90% dei casi, quello sport è il calcio), la prima cosa che notiamo è il comportamento inadeguato dello strapagato di turno che dalla vita ha avuto tutto tranne un pizzico di umiltà; subito dopo si finisce per commentare l’atteggiamento delle varie tifoserie che riempiono gli stadi di Serie A, talvolta ammonendo uno striscione fuori luogo, un coro offensivo e chi più ne ha, più ne metta. E questo per quanto riguarda il calcio, perché la pallacanestro purtroppo si riduce a risultati e classifiche, classifiche e risultati, con qualche analisi sulle prestazioni di talune individualità che balzano anche agli occhi dei meno esperti. Difficilmente riusciamo a trovare storie che vale la pena conoscere e diffondere, e quelle volte in cui accade un qualcosa del genere la prima cosa che facciamo è quella di condividere con i propri amici e appassionati di quella disciplina, che sia calcio, pallacanestro o qualsiasi altro sport. Una storia, anzi un episodio che a mio avviso è doveroso raccontare e divulgare, per far comprendere al meglio quali debbono essere i veri valori che bisogna far emergere dallo sport in tutte le sue sfumature, è quello accaduto nella notte dell’8 marzo a Santa Ana, in California, il cui protagonista è un ragazzo di nome Beau Howell.
![Howell canestro](https://dunknba.wordpress.com/wp-content/uploads/2014/03/howell-canestro.jpg?w=474&h=236)
Beau Howell per molti può sembrare diverso dagli altri, ma il fatto che sia autistico non vuol dire che abbia qualcosa in meno rispetto ai suoi amici e compagni di scuola. Lui studia studia alla Trinity Classical Academy, una high school di Santa Clarita basata su un’educazione cristiana classica (non a caso si chiama Classical per via della sua Classical Christian education), e milita nei Trinity Knights, la squadra di basket della sua scuola. Il 7 marzo, al Godinez High di Santa Ana, i Trinity Knights hanno disputato la finale della California Interscholastic Federation Southern Section, Division 6, affrontando i Desert Chapel Eagles provenienti da Palm Springs.
![Beau Howell](https://dunknba.wordpress.com/wp-content/uploads/2014/03/beau-howell.png?w=474)
Ad un minuto dalla fine dell’ultimo quarto di gara, i Trinity Knights si trovavano 23 punti sopra i propri avversari, un vantaggio che permetterebbe a chiunque di gestire con tranquillità il risultato. Ed è qui che si realizza l’accaduto: la vittoria era ormai certa e John Brooks, coach del team di Santa Clarita, decide di far entrare il numero 4 Beau Howell. I tifosi sono entusiasti del suo ingresso sul parquet, intonando il suo nome a più riprese. Howell dal canto suo non ha mai segnato un punto in tutta la stagione e i suoi compagni di squadra stavano facendo il possibile pur di veder realizzato il suo sogno; lui ci prova, ma la palla non ne vuole sapere di entrare. A questo punto il coach avversario chiama un time-out a 30 secondi dal termine, sotto di 20 punti. Chiunque si sarebbe aspettato un acceso rimprovero dovuto al modo in cui i suoi hanno visto sfumare il titolo. E invece no: i ragazzi della Desert Chapel, dopo una breve consultazione con il loro allenatore, hanno preso la sfera con l’intento di aiutare il giovane Beau a centrare il canestro. A soli venti secondi dalla sirena, Howell realizza i suoi primi due punti della stagione. È il ragazzo più felice del mondo: alza le braccia al cielo, abbraccia uno ad uno i suoi amici, il tutto mentre i tifosi, i suoi tifosi, impazzivano di gioia come se avessero vinto il loro primo titolo NBA. Il telecronista ha elogiato a più riprese il gesto di assoluta sportività degli Eagles, lasciandosi scappare anche un’esultanza al momento del punto messo a segno da Howell.
Definirlo un semplice momento di sport è riduttivo: questa è una lezione di vita che chiunque abbia intenzione di affacciarsi in questo mondo deve pienamente apprendere. Complimenti ad entrambe le formazioni per aver fatto vivere a Beau Howell quella che sicuramente ricorderà come la miglior partita della sua vita.
Valerio Scalabrelli – @Scalabro92