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David Robinson: un campione per caso

David Maurice Robinson nasce sull’isola di Key West, Florida, il caldo 6 agosto 1965. Fin da bambino David denota un’intelligenza fuori dal comune, la passione per la lettura e per i computer, che amava smontare e riassemblare. I suoi interessi riguardano tutto tranne che il basket. Al giovane Robinson piace la matematica, non gli interessa molto di passare il tempo con altre nove persone in canottiera e calzoncini. Tanto che alla High School, che frequenta con brillanti risultati, gli amici quasi gli impongono di giocare con la squadra della Osbourn Park.

navyIn realtà David ha altri progetti e non gioca molte partite. Infatti, nell’anno scolastico 1982-1983 studia, in maniera quasi maniacale, per ottenere un punteggio alto ai test di ammissione alle università e riesce a coronare il suo sogno di essere accettato all’Accademia Navale di Annapolis, The Yard, per diventare sommergibilista. Nei primi due anni di college viene convinto dai compagni, che lo hanno visto giocare sporadicamente nel tempo libero, ad unirsi ai Navy Midshipmen, la squadra dell’Accademia.

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Al primo allenamento accade un fatto curioso: Robinson prova a schiacciare. Sì, perché Robinson, che a 18 anni era altro 198 centimetri, non aveva mai schiacciato, non gli era mai importato. Robinson ci riesce, vista l’altezza non poteva essere altrimenti, e ne resta molto sorpreso. E’ qui che il giovane David Robinson inizia a capire che molto probabilmente prendere in considerazione l’idea di fare del basket la sua professione non sarebbe stata una cattiva idea. Lui, però, ha un obbiettivo, che viene prima di ogni altra cosa: vuole laurearsi in matematica. Dopo essere stato, per i primi due anni, il centro di riserva della sua squadra collegiale, Robinson, diventa titolare e colleziona ben 33 record statistici dell’Accademia ed anche alcune onorificenze collegiali. Durante gli anni dell’Accademia David ha una crescita, quasi, spropositata: passa dai 198 centimetri del suo ingresso ai 213 centimetri nel giro di 3 anni.

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La sua altezza gli causa qualche problema con la Marina, sfora di qualche centimetro l’altezza massima consentita per un militare, ma gli viene concessa una deroga per continuare a prestare servizio. Nel 1987, presa la laurea in matematica, si rende disponibile per il Draft NBA e viene scelto, con la prima scelta assoluta, dai San Antonio SpursRobinson, però, è legato per altri due anni alla Marina Militare statunitense e per due anni, oltre a non poter giocare come professionista, presta servizio militare.

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Durante gli anni di servizio militare, però, gli viene concesso di giocare con la Nazionale di Basket statunitenseEgli, infatti, partecipa, vincendo, ai Mondiali di Spagna 1986, ai Giochi Panamericani del 1987, arrivando al secondo posto e, conquistando la medaglia di bronzo, alle Olimpiadi di Seul nel 1988. Nel 1989, concluso il servizio militare, può dedicarsi alla pallacanestro entrando definitivamente nel roster dei San Antonio Spurs. Gli Spurs, però, in quel periodo non vivono una situazione molto facile: la squadra non gira, i play off non arrivano mai, la squadra è ultima nella e si era già deciso che la franchigia si sarebbe trasferita altroveL’arrivo di Robinson a San Antonio fu come una manna dal cielo, con lui la squadra gira e gli schemi funzionano a meraviglia. Al primo anno, effettivo, di NBA Robinson vince, per distacco, il Rookie of The Year, staccando tutti i diretti concorrenti con 24.3 punti e 12 rimbalzi di media. Nello stesso anno arriva anche la convocazione per l’All Star Game, con le maggiori stelle della lega “The Admiral“, come veniva chiamato nonostante il suo grado fosse quello di Tenente, fa registrare una doppia doppia. Al termine della stagione regolare arriva addirittura al sesto posto nella classifica degli MVP.

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Durante le stagioni successive diventa l’uomo da copertina degli Spurs e continua a migliorare la tecnica ed imparare nuovi movimenti, soprattutto quelli da post alto, i tiri dalla media distanza e la difesa diventò molto più decisa. Robinson difende benissimo in maniera naturale, ma come tutti i grandi campioni ha una mania: Robinson vuole essere perfetto, non si accontenta di limitare i propri avversari. Così l’Ammiraglio inizia a studiare, in maniera quasi ossessiva come faceva con la matematica al tempo della High School, i propri avversari. Nel 1992 viene selezionato, insieme a tutte le maggiori stelle del momento, per il Dream Team, la Nazionale di Basket USA che affronterà i Campionati Americani, vincendoli con uno scarto medio di 50.4 punti, e le Olimpiadi di Barcellona, vincendole senza mai andare in difficoltà.

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Il 24 aprile 1994, ultima partita della regoular season, mette a segno 71 (settantuno) punti, ovviamente il carreer high, contro i Clippers, il nono miglior risultato di sempre, che gli permettono di diventare il top scorer della NBA con 29.8 punti di media. In quella stagione Robinson non vince, come sempre nella prima parte della sua carriera, ma riesce a realizzare una quadrupla doppia, contro i Detroit Pistons, fatta da 34 punti, 10 rimbalzi, 10 assist e 10 stoppate, diventando, insieme a Nate Thurmond, Alvin Robertson e Hakeem Olajuwon, il quarto a farlo e quello che nel farlo ha messo a segno il maggior numero di punti. La stagione successiva sembra essere quella buona. L’anno successivo gli Spurs viaggiano, i Bulls senza Jordan non sono così pericolosi, e la vittoria sembra essere alla portata. Però gli Spurs non riescono a vincere, in una clamorosa serie contro i Rockets, la finale di Conference. Finale che Robinson dichiarerà essere la delusione più grande della sua carriera. Nell’estate del 1996 è ancora tempo di Olimpiadi e, seppur senza molte stelle ormai ritirate, di Dream Team. Inutile dire che quella squadra vince il torneo a mani basse davanti al pubblico di Atlanta, contro la Jugoslavia. In quella partita Robinson mette a segno 28 punti e prende 7 rimbalzi, risultando il top scorer della finale. spurs-david-robinson-gregg-popovichNella stagione successiva arriva la svolta. Anche se Robinson gioca solo 6 partite per infortunio, così come Sean Elliot, sulla panchina di San Antonio approda Gregg Popovich, il mai contento coach, ex assistente allenatore di San Antonio e Golden State. Quella stagione non finisce bene, l’assenza delle due stelle della squadra fa in modo che San Antonio non arrivi neanche ai play-off, ma questo manda direttamente gli Spurs al sorteggio con i Celtics per ottenere la prima scelta assoluta al Draft del 1997. Il sorteggio, nonostante Boston sia favorita, premia San Antonio e Popovic, che ha passato l’estate a corteggiare il collegiale, diventato psicologo, Tim Duncan, non ha dubbi e sceglie proprio lui. Robinson trova sin da subito un’intesa, quasi, perfetta con Duncan, quasi come se fossero nati per giocare insieme e, soltanto dopo una stagione, arriva la tanto agognata finale NBA. Gli avversari sono i Knicks. Tim Duncan PortraitLa serie scorre via veloce e New York non può far altro che guardare i Twin Towers (come venivano chiamati Robinson e Duncan) vincere la serie per 4 a 1. Come MVP delle finali fu scelto Duncan, ma secondo alcuni addetti ai lavori a meritare il titolo di MVP sarebbe stato proprio The Admiral, che però non è il tipo da far polemiche, soprattutto con un compagno di squadra al quale è molto legato e descrive la finale del 1999 come il momento più bello della sua carriera. Un titolo tanto inseguito e voluto da mettere in secondo piano due titoli Olimpici. Negli anni successivi gli Spurs si confermano un top team, senza però riuscire ad arrivare in finale. All’inizio della stagione 2002-2003 l’ormai trentasettenne Ammiraglio annuncia il suo ritiro a fine stagione. Durante la regoular season, in ogni partita che gli Spurs giocano in trasferta, gli viene dedicato un lungo applauso da tutto il palazzetto. Sì perché Robinson non è mai stato uno che si è lasciato andare a comportamenti scorretti, non ha mai provocato nè il pubblico nè gli avversari. Robinson ha semplicemente giocato a basket in maniera corretta, niente di più e niente di meno, riscontrando molto successo anche tra i tifosi delle squadre avversarie. A coronamento di una carriera strepitosa quell’anno la squadra, rafforzata dagli arrivi del play franco-belga Tony Parker e dell’argentino Manu Ginobili, arriva alla finale NBA. Per Robinson arriva l’occasione che tutti vorrebbero: poter chiudere la carriera con l’anello al dito.

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Gli avversari, però, sono tosti. Sono i New Jersey Nets di Kidd. Gli Spurs, però, non battono ciglio e vincono la serie finale per 4-2Per l’Ammiraglio arriva così il congedo ufficiale dall’NBA, da vincente, come tutti sognano di fare.Nel 2009 viene inserito nella Basketball Hall of Fame, assieme a Michael Jordan, John Stockton, Jerry Sloan e Vivian Stringer. Con la Nazionale degli USA ha vinto ben quattro Ori, 2 Olimpici (1992 e 1996), uno Mondiale (1986) ed un Campionato Americano (1992), che fanno di lui il giocatore più vincente degli USA. Nell’arco della sua carriera di club è partito in quintetto base, in regoular season, 985 volte su 987, giocando 34271 minuti, con 20790 punti, 2954 stoppate, 1388 palle rubate, 2441 assist e 10497 rimbalzi. Mentre ai playoff ha giocato 123 partite su 123, da titolare, con 2221 punti, 312 stoppate, 151 palle rubate, 280 assist e 1301 rimbalzi.

A livello personale ha ottenuto i seguenti riconoscimenti:
NCAA AP Player of the Year (1987)
NCAA John R. Wooden Award (1987)
NCAA Naismith Men’s College Player of the Year Award (1987)
NCAA AP All-America Fist Team (1987)
NBA Rookie of the Year Award (1990)
NBA All-Rookie First Team (1990)
Miglior giocatore dell’anno (1995)
NBA Defensive Player of the Year Award (1992)
10 volte All-NBA Team (First Team: 1991,1992,1995,1996; Second Team: 1994,1998; Third Team: 1990,1993,1994,1998)
8 volte NBA All-Defensive Team (First Team: 1991,1992,1995,1996; Second Team: 1990,1993,1994,1998)
Miglior marcatore NBA (1994)
Miglior rimbalzista NBA (1991)
Miglior stoppatore NBA (1992)
10 volte NBA All-Star (1990,1991,1992,1993,1994,1995,1996,1998,2000,2001)

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