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Pacers, Larry Bird conferma la fiducia a Vogel!

Gli Indiana Pacers non cambieranno coach durante i playoffs e probabilmente neanche nel prossimo futuro: il GM della franchigia di Indianapolis ha riportato su Twitter il pensiero del presidente della squadra, sua Maestà Larry Bird, sull’attuale head coach.
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Il general manager Kevin Pritchard, ha spento sul nascere le voci di un possibile divorzio nell’aria dopo l’ennesimo screzio in uno spogliatoio come quello dei Pacers, in cui sembra regnare l’anarchia: “Larry Bird mi ha confermato che il posto di Frank Vogel è saldo”.
Durante i playoffs non ci sarà quindi alcun cambiamento, che però non è da escludere per la prossima stagione. In estate ne sapremo di più, ma molto dipenderà anche dal comportamento dei Pacers nei playoffs!

@MarkTarantino89

Larry Joe Bird, Il contadino di French Lick

Larry Joe Bird nasce il 7 dicembre del 1956 a West Baden Springs, larry-bird-kidnella contea di Orange in Indiana. Quarto di sei fratelli,
uno dei quali, Mark, era la stella della squadra di basket della Springs Valley High School, inizia a giocare a basket fin da
piccolo, seguendo i fratelli, che spesso non avrebbero voluto averlo tra i piedi perché troppo piccolo. Larry, come tutti i
ragazzi di French Lick, piccolo paese dove cresce, ha una passione immensa per la palla a spicchi, che lo porta a recarsi al
campetto, anche quando piove, con l’obiettivo di diventare, nonostante la giovane età, più forte di suo fraello Mark. E’
proprio su quel campetto malandato che Bird, per sua stessa ammissione, trova l’essenza del gioco e si accorge di essere
migliorato enormemente, vedendo le difficoltà dei ragazzi più grandi a fare delle cose che a lui venivano naturali.

Una volta raggiunta la giusta età si iscrive alla Springs Valley High School, dove ben presto diventa la stella della squadra di basket, facendo registrare delle medie incredibili e, inevitabilmente, facendosi notare da tutti gli scout dei vari collage. Ha solo da scegliere, ma le idee di Bird sono ben chiare; e sono le idee di qualsiasi ragazzo nato in Indiana: giocare e studiare alla Indiana University di Bloomington e giocare per gli Hoosiers. Larry, però, a Bloomington dura solo ventiquattro giorni, poi torna a French Lick in autostop. Quell’ambiente non faceva per lui. Il camp della Indiana University, infatti, è enorme, troppo per un ragazzo che nasce, e cresce, in un paese piccolo. Con l’anno accademico ormai perso, Bird trova occupazione come netturbino. Sapendolo libero, gli scout, che non erano riusciti a convincerlo l’anno precedente, iniziano, in maniera
ossessiva, a corteggiarlo. Uno in particolare, però, si distingue: Hodges. Hodges è il capo scout, e allenatore in seconda,
dell’Indiana State University, e va ogni giorno a casa Bird, o da qualche parente, per parlare con Larry o farlo convincere ad unirsi ai Sycamores. Alla fine, preso per sfinimento, Larry decide di parlargli e si fa convincere a trasferirsi a Terre Haute. Nell’estate di quell’anno, Larry subisce un duro colpo: suo padre, Joe, si toglie la vita, per motivi che non sono mai stati chiari. Larry, però, è uno psicologicamente forte ed assorbisce il colpo, trovando in esso la forza di andare avanti. Nel nuovo college si trova benissimo e, anche se non può giocare in partite ufficiali per un anno, riesce a trovare una buona intesa anche con i compagni di squadra. Al primo anno, effettivo, Bird diventa subito fondamentale per la sua squadra, facendo vedere tutte le sue qualità, senza però vincere niente di rilevante, ma essendo inserito nel primo quintento All-
American collegiale. Alla fine di quella stagione ,1977-1978, avendo già giocato per l’Indiana University, può rendersi eleggibile al Draft NBA e viene scelto dai Boston Celtics, che, dopo essere arrivati larry-bird-magic-johnson-final-NCAAall’ultimo posto la stagione precedenteindividuano in lui la persona giusta da cui ripartite. Bird, però, decide di non trasferirsi a Boston prima di essersi laureato e resta un altro anno ai Sycamores. L’anno successivo si prospetta fallimentare. Tutti i migliori, infatti, lasciano gli studi e l’head coach, Bob King, ha un attacco di cuore, che gli impedisce di guidare la squadra l’anno successivo, lasciando tutto
nelle mani di Hodges, che si ritrova a capo di una squadra formata da giocatori mediocri e un All-American. La forza di volontà, che Larry conferisce alla squadra, però, è sufficiente a trasformare una squadra mediocre in una squadra imbattibile. Bird viaggia a oltre 30 punti e 20 rimbalzi di media e la squadra arriva alle final-four NCAA senza aver mai perso una partita. In semifinale i Sycamores si sbarazzano dei DePaul Demons, grazie a una prova incredibile di Bird, che chiude con un incredibile 16 su 19 dal campo. In finale, però, Bird incontra una persona che entrerà nella sua vita per non uscirci più: Eavin Johnson, detto Magic. La finale, che ancora oggi è la finale NCAA più vista della storia, viene vinta dagli Spartans di Magic Johnson. Quel giorno è ricordato soprattutto per la nascita di una delle rivalità sportive più grandi di sempre: Larry
Bird, che diventerà il leader silenzioso -ma non più di tanto- dei Celtics, contro Magic Johnson, l’estroso leader dei Lakers.

Nelle sue prime partite con i Celtics non riesce, tuttavia, a bird-draftedconquistarsi i favori dell’esigente pubblico di Boston, che,
tuttavia, deve ricredersi dopo poche partite, visto che Bird diventa il perno della squadra, che con lui riesce ad avere il
miglior miglioramento fatto registrare in un anno da una franchigia NBA. A fine stagione arriva l’invitabile premio di Rookie
of The Year. L’anno successivo Larry conduce i suoi alla finale NBA, battendo in finale di Conference i Seventysixers. In
finale ad attenderli ci sono gli Houston Rockets di Moses Malone, che però devono arrendersi al gioco di squadra dei Celtics. E’ il primo anello per Larry Bird, l’inizio di una delle dinastie più vincenti, o LARRY BIRDquanto meno spettacolari, della storia. L’anno successivo arriva la prima chiamata all’All-Star Game, dove si presenta subito alla grande, diventando l’MVP della partita. L’anno successivo, benché la squadra giochi alla grande, non riesce ad arrivare in finale, cosa che farà nella stagione successiva, quella 1983-1984, quando Bird vince il suo primo titolo di MVP della stagione regolare. Gli avversari sono i Los Angeles Lakers di Magic Johnson. La rivalità tra i due è fortissima, così come il rispetto reciproco che hanno uno nei confronti dell’altro. Le cose, però, non si mettono bene per Boston, che va sotto 3-0 nella serie, perdendo gara 3
con il risultato di 104-137. La cosa non va giù a Bird, che è uno che sul parquet diventa un guerriero, e nel post partita apostrofa come ‘femminucce’ (‘sissies’) i suoi compagni. Queste sue dichiarazioni non fanno altro che fomentare i suoi, che in gara 4 scendono in campo come se dovessero andare in guerra e, al termine di una partita con molto agonismo, in cui Bird ebbe diversi ‘scambi di opinione’ con Kareem Abdul-Jabbar, i Celtics tornano in partita e nelle successive partite portano a casa il titolo e Bird viene eletto MVP delle finali. La memoria di Bird lo porta a dedicare questo titolo al suo college, visto che è stato ottenuto contro quel Magic Johnson che mise fine al sogno dei Sycamores. L’anno successivo
viene eletto nuovamente MVP della stagione regolare e i Celtics arrivano ancora in finale, ancora contro i Lakers di Johnson.
Quell’anno, però, avviene un episodio molto singlorare tra lui e Dr. J, Julios Erving: i due vennero espulsi per rissa, con
Erving che aveva perso la pazienza di sentirsi ricordare da Bird che lui avesse segnato soltanto 6 punti, mentre lui 42 ed era
soltanto il terzo quarto. Questa volta, però, Bird non riesce a trascinare i suoi in finale, persa poi per 4-2. Nella stagione successiva, 1985-1986, viene chiamato a partecipare alla gara dei tiri da 3 punti, che si svolge durante l’All-Star Game. All’arrivo negli spogliatoi si guardò intorno, e disse: “Tranquilli ragazzi, sto soltanto bird-win-3pointdando un’occhiata per vedere chi arriverà secondo”. Inutile dire che vinse quella gara. Quell’anno vinse anche il terzo titolo, consecutivo, di MVP, raggiungendo così il record di Bill Russel e Wilt Chamberlain. I Celtics arrivarono anche quell’anno in finale e vinsero, senza tanti problemi, contro gli Houston Rockets di Hakeem Olajuwon. Terzo anello, dunque per Bird, che viene eletto, per la seconda volta, MVP delle finali. L’anno successivo Bird vince ancora la gara del tiro da 3 all’All-Star Game e raggiunge, ancora la finale. Questa volta, però, è bird-stachecostretto a giocare la serie finale da infortunato, visto che in finale di Conference subisce un infortunio al gomito, che lo limita. I Lakers hanno la meglio per 4-2, sfilando l’anello dal dito di Bird e compagni. E’ solo l’inizio della fine di un ciclo unico. L’anno successivo, infatti, centra i playoff, ma non la finale e vince ancora la gara dei 3 punti all’All-Star Game. I problemi fisici di Bird iniziano a farsi sentire, dopo anni ed anni di tuffi al limite della follia e un’intensità al di là di ogni logica umana. Bird-DreamTeamRiesce comunque a tener vivo l’orgoglio di Boston fino al 1992. Anno in cui viene selezionato per far parte del Dream Team, che affronta, e stra-vince, Giochi Americani ed i Giochi Olimpici di Barcellona.

Al suo ritiro fu immediatamente ritirata la maglia numero 33, che lo ha accompagnato in tutta la sua carriera. Nel 1996 fa una fugace apparizione nel film Space Jam, nel quale, in un breve
dialogo con Jordan, viene detto: “Ma Larry non è bianco: è solo scolorito”, alludendo al fatto che, prima di lui, non ci siano
stati giocatori di basket, ‘bianchi’, in grado di competere a livelli molto più che alti. Nel 1998 viene inserito, inevitabilmento,
nella Nairsmith Hall of Fame.

Dal 1997 al 2000 si è seduto, in qualità di head-coach, sulla panchina degli Indiana Pacers, vincendo anche il titolo di Allenatore dell’anno nel 1997-1998. Poi, però, nel 2000 lasciò la panchina, contro il volere dei tifosi, chiedendo espressamente di essereBird_Larry_ind_070425 succeduto da Rick Carlisle, ma i Pacers preferirono darla a Isaiah Thomas, che non è ben visto da Bird, che, insieme a Michael Jordan, lo escluse di fatto dal Dream Team. Nel 2003 torna ai Pacers,
questa volta con l’incarico di general manager, e la prima cosa che fa è liquidare Isaiah Thomas, rimpiazzandolo proprio con
Carlisle, che però viene a sua volta licenziato, dallo stesso Bird, nella stagione 2006-2007 a causa dei pessimi risultati
ottenuti dalla squadra. Nel 2012, dopo essere stato nominato General Manager of the Year, lascia, per poi tornare un anno
più tardi.

La grandezza di Bird è stata la sua innata voglia di vincere. Non c’è mai stato un giocatore così desideroso di vincere come Larry Bird; e non ci sarà mai. Il suo carisma fuori dal comune portava i suoi compagni ad essere come lui, semplicemente perché “se lo fa Larry devo farlo anche io”, diceva qualche suo compagno. Un leader nato e un provocatore provetto. Sì un provocatore nel vero senso della larry-bird-dr-jparola. Amava, infatti, stizzire i suoi avversari schernendoli durante le varie fasi di gioco. Di aneddoti su di lui ce ne sono a centinaia, basti pensare che, in una partita contro i Pacers, giocata nel giorno di Natale, si girò verso Chuck Person, che si trovava in panchina, dicendo: “Chuck, voglio farti un regalo”. Dopo pochi secondi ricevette palla, fece un passo indietro e sparò da 3 punti e, prima che la palla entrasse, si girò verso Person e disse: “Merry fuckin’ Christmas!”. Altro episodio molto simpatico, raccontato, con il sorriso sulla bocca, da Xavier McDaniel, risale a una partita molto tirata tra i Seattle SuperSonics e i Celtics. A pochi secondi dalla fine, con il risultato in bilico, Bird disse: “Xavier, guarda: questo è il punto da cui ti tirerò in faccia il tiro della vittoria”, McDaniel gli rispose: “Se ci riesci”. Detto e fatto, Larry ricevette palla, si portò in quel punto, sparò e segnò, ma non era soddisfatto e disse a McDaniel: Peccato, vi ho lasciato 2 secondi, ve ne avrei voluti lasciare 0″. Spesso mentre il suo allenatore spiegava gli schemi lui si girava verso la panchina degli avversari per spiegarli anche a loro, tanta era la sicurezza che aveva. La fine di questa storia la lascio al suo più grande rivale, e amico: Magic Johnson. “Larry, tu mi mentisti una volta sola nella tua vita: una volta mi dicesti che in futuro ci sarà un nuovo Larry Bird. Larry, non ci sarà mai, mai, mai e poi mai un altro Larry Bird”.

Per Dunk NBA
Shedly Chebbi
(@shedly7)

Focus on Kevin Love: i Timberwolves hanno la loro super star!

25.9 punti per partita, 13.9 rimbalzi per partita, 4.2 assist per partita ma soprattutto 31.2 punti EFF (dato che misura la reale incidenza di un giocatore), il più alto della NBA. Questi sono i numeri stratosferici di un ragazzone di 2,08 metri per 108 kg che sta dominando la lega: stiamo parlando di Kevin Love.

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Selezionato con la quinta scelta assoluta dai Grizzlies nel 2008, fu subito coinvolto in uno scambio che lo portò tra le fila dei Minnesota Timberwolves. La sua stagione da rookie fu ottima: finì sesto nella classifica di Rookie of the Year con 29 doppie doppie fatte registrare in stagione, la sua specialità.

Nel 2010 in una partita contro i Knicks mette a referto 31 punti e 31 rimbalzi: l’ultimo a farlo fu Moses Malone, 28 anni prima. Proprio a Moses Malone, Love va a rubare un altro record che resisteva da circa trent’anni ovvero quello delle doppie-doppie consecutive, segnandone 53 in fila.

Strepitoso in attacco, ottimo sotto canestro, tiratore eccellente sia dal campo che da fuori, rimbalzista eccezionale in molti lo paragonano a Larry Bird, la somiglianza c’è e si nota. Forse colpa del padre, che fin da piccolo, lo istruisce facendogli vedere dei video con i movimenti dei grandi giocatori, tra cui, appunto, Larry Bird.

Nella stagione attuale, K. Love sta tentando di trascinare, a suon di mega prestazioni, i suoi TWolves ai Playoff. Ultima, ad esempio, quella contro i Clippers dove Kevin fa registrare 45 punti e 19 rimbalzi che però non basteranno a evitare la sconfitta per la sua squadra.

La sfortuna di Minnesota è essere nella Western Conference dove con un record di 13-15 stanno faticando per un posto ai PO: nella Estern sarebbero già in zona.

La stagione, comunque, è ancora lunga e i Timberwolves possono contare su una superstar come Kevin Love per strappare un posto per i Playoff e, chissà, magari anche il titolo di MVP dalle mani di King James. Un talento americano bianco così non si vedeva dai tempi di Bird.

Ecc0 d0ve vedere tutte le sue giocate migliori: Kevin Love best plays

Kevin Love, Greg Monroe

Video-NBA: non c’è solo George, Lance Stephenson incanta Indianapolis con una Triple-Double

Non c’è solo Paul George nei Pacers che stanno stupendo con il loro filotto di vittorie consecutive (8): un altro grande protagonista è indubbiamente la guardia tiratrice Lance Stephenson, che contro i Grizzlies ha ottenuto una tripla-doppia: 13 punti, 11 rimbalzi e 12 assist.

Ecco le sue giocate migliori:  http://www.youtube.com/watch?v=GvQKjPOWp1A

New York Knicks v Indiana Pacers - Game Six