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Gigi Datome racconta la sua NBA: “Spurs favoriti per l’anello, LeBron e KD i migliori”

Finita la regula season NBA, a Gigi Datome sono rimaste in mano poche presenze e tante, troppe, panchine. L’ex Virtus aveva ben figurato ad inizio stagione, ma quasi subito era uscito dai piani di Mo Cheeks. Poi, col cambio in panchina e l’arrivo di John Loyer, si era sperato che al nostro Jesus fosse concessa qualche chances in più, ma così non è stato. Era prevedibile, certo, al primo anno di NBA, ma Datome non può nascondere una punte di amarezza nell’intervista pubblicata oggi sulla versione online del quotidiano romano, Il Messaggero.

Che stagione è stata quella appena conclusa?

«Anche se l’anno è stato difficile, l’esperienza è stata bella: mi sono confrontato con il miglior campionato del mondo».

Alla vigilia, però, si aspettava qualcosa in più, vero?

«Avevo fiducia anche per quello che avevo dato in estate. Il problema al piede rimediato con la nazionale, dove volevo giocare sempre, mi ha un po’ limitato».

Lei, però, è felice lo stesso.

«Quest’anno mi ha completato, in campo e fuori. Adesso so che posso fare parte di questo gruppo. E ho tanta voglia: tra un paio di settimane torno a Detroit per allenarmi e ci rimarrò fino a fine giugno per rispondere alla chiamata della nazionale».

L’Italia è sempre nel suo cuore.

«Per me la maglia azzurra è una priorità. Penso che per un giocatore che raggiunge un certo status andare in nazionale è un dovere».Datome

In estate ci saranno le qualificazioni per l’Europeo 2015 e non il Mondiale. Giusta la scelta del presidente Petrucci di non cercare la wild card?

«Un peccato non essere in Spagna. Sarebbe stata una tappa di un’ulteriore crescita. Sarà bene, adesso, concentrarci per le qualificazioni per l’Europeo 2015 dove l’Italia tornerà grande».

Intanto il presidente Petrucci sta per varare una tivù per il basket. Scelta giusta, questa?

«Perfetta. La pallacanestro ha bisogno di essere conosciuta. È raro che chi la guarda non si innamori di questo sport. Sarebbe bello che gli sponsor della nazionale ricalchino il percorso dell’Italia del rugby investendo nell’immagine».

Dall’America ha seguito la sua ex squadra, la Virtus Roma. Qual è il suo giudizio sul team di Dalmonte?

«Roma sta disputando un’annata positiva. Con un budget ridotto è saldamente nei playoff. Certo, ha avuto alcuni passi falsi che non c’erano stati lo scorso anno ma con risorse minori, oggi, rispetto ad allora. E poi ha perso Jordan Taylor, il play, a metà stagione».

Datome
Che Virtus è stata la sua lo scorso anno?

«Il miglior gruppo mai incontrato da quando gioco».

Quando la vedrà giocare, Roma?

«Vengo sabato per assistere alla partita contro Pistoia. Roma, gli amici, la città, la Virtus, mi mancano davvero».

Qual è il suo pronostico per lo scudetto?

«Credo che Milano sia la squadra più attrezzata per giocare sette partite e non ne vedo un’altra in grado di batterla anche se la pressione, a volte, fa brutti scherzi. Questo lo sanno anche loro».

Intanto c’è qualche problema con Siena: questione di bilanci. Cosa pensa di questo?

«Preferisco non dire nulla ora. Mi dispiace che ci siano i riflettori puntati sul movimento italiano».

Lei è andato nella Nba lo scorso anno. Vede qualche giocatore italiano pronto per il salto?

«Diversi hanno la possibilità di venire, ma dipende da molte circostanze. Io ci sono riuscito dopo la bella stagione con Roma. Alessandro Gentile? Mi piace tantissimo. Lo scorso anno ha giocato da esordiente un europeo e sembrava un trentenne per esperienza».

Gigi, qual è stata la sorpresa più grande negli Stati Uniti?

«L’America la conoscevo ma la sorpresa maggiore è stata vedere la totale libertà concessa ai giocatori per preparare le partite. Mai nessuno che ti obbliga a un allenamento ma se chiedi di andare prima o rimanere, tutto lo staff rimane a seguirti».

Nella Nba siamo ai playoff. Chi vince l’anello?

«Spero San Antonio. Sarebbe bello per l’Italia visto che ci gioca Belinelli ma anche Ginobili. Gli Spurs li vedo in finale con Miami ma San Antonio è più divertente: gioca la pallacanestro più bella».

Qual è stato il giocatore che l’ha colpita di più?

«LeBron James. È il padrone del campo, ha in mano la situazione in ogni attimo, legge gli attacchi degli avversari, chiama le difese. Poi Durant per la facilità di fare canestro e arrivare con un palleggio al ferro».James vs Durant

Cosa prevede Datome per la seconda stagione nella Nba?

«L’obiettivo è arrivare al top al training camp e mostrare il meglio. E lì, grazie a Dio, non si sta in panchina. In questo modo potrò entrare fisso nelle rotazioni. E se non gioco, non mi diverto. Quest’anno sono stato a un metro dal campo troppo tempo. Ma era da prevedere».

Cosa le manca dell’Italia in America?

«La partita della domenica che di lascia tranquillo o ti fa stare male per una settimana. Nella Nba si giocano tante gare e una sconfitta passa subito. In America, in campo non c’è la stessa cattiveria, sportiva ovviamente, che c’è qui».

Intanto il basket italiano è in crisi. Cosa manca?

«Occorre tornare ad investire e avremo una bella pallacanestro. Intanto, senza tanti soldi, ci vogliono le idee».

 

Fonte: ilmessaggero.it

Lazio sempre più sudamericana con Biglia, Anderson e Perea

La Lazio si tinge dei colori del Sud America: sono arrivati a rimpinguare la colonia di argentini e brasiliani Lucas Biglia, centrocampista centrale e metronomo argentino ex Anderlecht, Novaretti, centrale argentino che giocava in Messico, Felipe Anderson, brasiliano del Santos, e Perea, grande promessa colombiana soffiata proprio a chi in Colombia prende i giovani migliori del nostro campionato, l’Udinese.
Novaretti porta fisicità al reparto arretrato, ma ci sono dubbi sul proprio ruolo nel club: Dias e Biava danno esperienza al reparto, che avrebbe bisogno di un centrale di prospettiva futura, che completi il reparto con Cana e Ciani.

Novaretti
Lucas Biglia è l’ideale invece per il centrocampo: un centrocampista che per qualità tecniche può sostituire Ledesma, ma può anche coesistere dando nuove possibilità alla manovra offensiva e all’impostazione del gioco. Il principale problema di quest’anno è stata proprio la mancanza di ricambi che potessero far rifiatare soprattutto l’italo-argentino ed Hernanes.

biglia
Per sostituire il brasiliano è arrivato allora un altro baby classe 1993, Felipe Anderson, dal Santos, pupillo di Neymar, con grandi prospettive future ma pronto dopo un breve adattamento al nostro campionato, a dare il suo contributo per la crescita di qualità del centrocampo. L’acquisizione del talento carioca, sfumato a gennaio per una questione di pochi minuti, è costato 8,5 milioni più una percentuale sulla prossima cessione.

Felipe Anderson
Infine Bryan Perea, attaccante colombiano che con Keita e Tounkara oltre a Rozzi, lascia ben sperare per il futuro dell’attacco laziale, ancora troppo dipendente da Klose: è una seconda punta molto tecnica ma ben dotato anche fisicamente, tanto da poter essere schierato anche come prima punta.

Perea
Vediamo la probabile formazione dopo questi acquisti che potrebbe consentire a Petkovic cambiamenti in corsa d’opera o a seconda dell’avversario:

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La sicurezza è la porta: Marchetti ha ricevuto la consacrazione nello scorso anno, e fa parte della spedizione azzurra che sta prendendo parte alla Confederation Cup; dietro di lui Bizarri potrebbe essere confermato con Strakosha e Belardi ottimi prospetti per il futuro.
In difesa Dias, Biava e Cana sono ultra trentenni, Ciani ha 29 anni, e Novaretti  28: servirebbe un ringiovanimento ed è in atto una trattativa con l’Hajduk Spalato per Elez, classe 1994, con ottime prospettive future. Sugli esterni si tratta invece Hysaj dell’Empoli, un jolly difensivo che può agire sia a destra che a sinistra, in modo da non farsi trovare impreparati come questa stagione: Konko e Radu danno sicuro affidamento tecnico e tattico ma i loro infortuni rendono obbligatorio l’inserimento nella rosa di altri terzini, oltre a Lulic e Pereirinha con spiccate doti offensive.
A centrocampo Ledesma-Biglia sono quasi un lusso: due centrocampisti dotati in entrambe le fasi di gioco, con buona esperienza a livello europeo ed in grado di giocare assieme o uno in sostituzione dell’altro. Onazi è diventato una certezza: il giovane nigeriano è la sorpresa positiva del centrocampo che ha visto la fine della carriera di Brocchi.
Alvaro Gonzalez è un centrocampista di esperienza e dotato di ottime qualità fisiche in grado di dare riposo ad Onazi e farlo crescere senza troppe pressioni. A completare il centrocampo c’è un centrocampista offensivo adattato al ruolo di centrale come Hernanes, e lo stesso lavoro Petkovic vuole effettuare su Felipe Anderson, in modo da renderlo abile sia come trequartista che come centrocampista offensivo. Sulle fasce le certezze sono Candreva e Lulic, con loro ci sono Mauri, troppo acciaccato nelle ultime stagioni, Felipe Anderson e lo sfortunato Ederson, che nelle poche apparizioni con la maglia biancoceleste ha dimostrato una buona potenzialità.
In avanti il problema resta la dipendenza dalle reti di Klose: con il tedesco in campo la Lazio ha portato a casa molti più punti di quando era infortunato, questo mostra sia la vena realizzativa che il carisma del leader ex Bayern di Monaco.
Floccari resterà probabilmente, allungando il contratto di una stagione, discorso diverso per Kozak che potrebbe essere ceduto per far spazio ad una punta che abbini doti fisiche e sicurezza sotto porta, visto che l’ariete ceco ha avuto una stagione dal doppio volto, con 13 goal e il titolo di capocannoniere in Europa League, e zero reti complessive in Serie A. Perea verrà aggregato in prima squadra con Keita e Tounkara che però devono lavorare ancora molto alle spalle dei più esperti prima di fare il salto di qualità definitivo.

 

Marco Tarantino

 

Diamanti: un talento pronto al grande salto

Dire Diamanti sia un talento assoluto ormai è più che scontato: il trequartista tifoso del Livorno  ha ricevuto la sua consacrazione, anche un pò tardiva, con la Nazionale negli Europei e dopo un ottimo campionato con il Bologna potrebbe salutare la città emiliana per provare a il grande salto.
Il centrocampista nato a Prato è un talento cristallino classe 1983: a 30 anni dopo la gavetta fatta tra le maggiori squadre toscane, dal Prato,all’Empoli, poi la Fiorentina, e infine il Livorno prima della partenza per l’Inghilterra nel West Ham, sembra potersi avverare il sogno di lottare per traguardi più ambiziosi di una semplice salvezza.
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Il capitano del Bologna è nella lista dei desideri di Antonio Conte: Alino sarebbe l’ideale per il nuovo modulo del tecnico leccese, che già aveva sperimentato con successo a Bergamo e soprattutto a Siena con tre trequartisti alle spalle di una unica punta. Nei suoi progetti c’è una prima punta di peso come Llorente o il sogno Tevez dietro alla quale agiscano Jovetic, Diamanti e Marchisio, per un attacco che sia fantasioso ma al tempo stesso sappia trovare nei lanci lunghi una ottima soluzione offensiva.
L’altra grande squadra sulle sue tracce è il Milan: durante la riunione tecnica tra Galliani, Allegri e Berlusconi si è deciso di comune accordo per un cambiamento di modulo con un trequartista dietro le due punte, e quel trequartista potrebbe essere proprio Alino che con Balotelli ed El Shaarawy formerebbe un tridente fantasia per tentare di fare strada in Champions League. L’offerta dei rossoneri comprende Traoré e Salamon, più 5/6 milioni di euro che potrebbe accontentare il club.Immagine
Ma sulle sue tracce non ci sono solo club che faranno la Champions: Lazio e Fiorentina mostrano molto interesse nei suoi confronti, e dei sondaggi sono già stati effettuati. La squadra della Capitale ha dalla sua il gradimento del Bologna per Libor Kozak che potrebbe essere girato come parziale contropartita tecnica: con lui in rossoblù potrebbero bastare 3/4 milioni per chiudere un affare. La Viola in caso di partenza di Jovetic avrebbe molto denaro da poter reinvestire nel mercato, e cerca un esterno alto o un trequartista che possa far fare il definitivo salto di qualità con la consacrazione in Europa.
Ma c’è sicuramente da fare i conti con il club di appartenenza: il presidente bolognese chiede una cifra tra i 12 e i 15 milioni di euro per lasciar partire Diamanti, ma tutto lascia presupporre che ci siano le possibilità, con l’inserimento di qualche contropartita, di chiudere l’affare.

Marco Tarantino