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NCAA March Madness 2014: gioie e dolori di un week-end di ordinaria follia

Tra il 20 ed il 23 marzo si sono svolti il Round of 64  ed il Round of 32 della NCAA March Madness 2014, ovvero la fase che vede in campo tutte e 64 le partecipanti al massimo torneo collegiale di pallacanestro. Un fine settimana di pure follia, appunto,  dove ogni  pronostico è stato azzerato, dove è stato messo all’opera il capitolo 20, versetti 1-16 del Vangelo secondo Matteo, la parabola dei lavoratori della vigna: “Gli ultimi saranno i primi”. E così è stato. Chiedere alla famiglia McDermott, che ha visto interrompersi davanti ai suoi occhi un cammino che li avrebbe dovuti portare fino in Texas; chiedere a Cleanthony Early, il roccioso pivot dei Wichita State Shockers, colui che alla seconda gara della post-season è uscito di scena insieme ai suoi compagni di squadra, dopo aver registrato l’incredibile record di 34 vittorie consecutive. Questo è il March Madness.

 

South Regional Partiamo dal Sud, zona nella quale Florida, Kansas, Syracuse e UCLA erano date come certe  semifinaliste regionali. Invece di queste quattro solo in due sono riuscite a superare i primi due ostacoli, ovvero i Florida Gators e gli UCLA Bruins. Kansas e Syracuse? A casa: il loro posto è stato preso da Dayton e Stanford, le prime cenerentole del massimo torneo collegiale. I primi, i Dayton Flyers, hanno aspettato per trenta lunghissimi anni di rientrare nel gruppo delle migliori 16 d’America: guidati dal giovanissimo Ryan “Archie” Miller, uno che nella sua vita ha sempre svolto il ruolo di assistant coach e solo da 3 anni ha assunto per la prima volta la carica di head coach, i rossoblu stanno realizzando una delle post-season migliori nella storia di questa università, nonostante nell’Atlantic 10 non abbiano ben figurato. I loro prossimi avversari, ovvero gli Stanford Cardinal, hanno praticamente percorso lo stesso tragitto: sesto posto nella regular season, eliminati ai quarti di finale della Pacific 12 ed ora semifinalisti regionali, ovvero Sweet 16.

Rudy Flyer, la mascotte dei Dayton Flyers.
Rudy Flyer, la mascotte dei Dayton Flyers.

 

West Regional Anche nel West Regional non tutte le prime della classe sono arrivate tra le prime quattro della propria fetta di tabellone: Arizona, San Diego e Wisconsin hanno svolto i propri compiti correttamente. Creighton no: l’immagine della sconfitta dei Bluejays sui Baylor Bears per 85 a 55 che rimarrà impressa a lungo nella memoria di chi vive nel mondo della pallacanestro collegiale è l’abbraccio tra le lacrime del capo allenatore nonché padre di uno dei cestisti più prolifici nella storia del basket NCAA, Greg McDermott, ed il cestista in questione, ovvero Doug McDermott. Quest’anno il loro obiettivo sarebbe dovuto essere il raggiungimento della Final Four di Arlington, in Texas, ma questo pesante risultato subito contro la meno quotata università texana ha definitivamente frantumato ogni sogno di gloria. Anche questo è March Madness. O come lo chiamano loro in certi momenti, March Sadness.

Le lacrime di Doug McDermott, abbracciato da suo padre Greg.
Le lacrime di Doug McDermott, abbracciato da suo padre Greg.

 

Midwest Regional Ricapitoliamo: nelle regioni meridionale e occidentale, le prime dei rispettivi ranking sono approdate agli ottavi di finale. Anche i Virginia Cavaliers della East Regional hanno ottenuto un posto tra le migliori quattro del proprio territorio, ma di questo ne parleremo più avanti. Ciò che balza all’occhio di tifosi, simpatizzanti e appassionati è la sconcertante eliminazione di una  squadra che in questa stagione non ha mai conosciuto la sconfitta, diversamente dalle prime tre citate: i Wichita State Shockers. Già, quei Wichita State Shockers che hanno vinto 34 incontri su 34 disputati, né uno di più né uno di meno; quei Wichita State Shockers che avrebbero dovuto  fare piazza pulita dei propri rivali e che, a detta di molti, avrebbero dovuto staccare il biglietto per il primo volo diretto ad Arlington senza alcuna difficoltà. Non è andata così. In uno dei match più belli di questa 4-giorni di sola palla a spicchi, l’invincibile armata di Gregg Marshall ha trovato di fronte a sé un avversario più ostico del solito, i Kentucky Wildcats, secondi nella SEC conference ma inspiegabilmente piazzati all’ottavo posto nel ranking del Midwest. Non che li abbia penalizzati, anzi: John Calipari e i suoi hanno mandato a casa entrambe le compagini del Kansas, prima gli altri Wildcats, quelli del Kansas State, e poi gli imbattuti Shockers di Wichita, dopo tanti batti e ribatti, sorpassi e controsorpassi, terminati con il tiro da tre punti sbagliato dall’attesissimo Fred VanVleet, che pone fine ad uno scontro tra titani che ha regalato emozioni, spettacolo, colpi di scena. L’essenza della NCAA.

La rocambolesca sfida tra Wichita State e Kentucky.
La rocambolesca sfida tra Wichita State e Kentucky.

 

East Regional Ultima, ma non meno importante, la tappa newyorkese. Ebbene sì, New York City ospiterà le semifinali regionali della East Regional. E in una tra le mete turistiche più ambite al mondo, potrà mai mancare l’intruso di turno? Certo che no. Abbiamo i Virginia Cavaliers, autori della loro migliore stagione degli ultimi 20 anni e trainati  da un ambiziosissimo Tony Bennett e dalla sua guardia tiratrice Joe Harris; ci sono le due outsider del 2014, gli Iowa State Cyclones e i Michigan State Spartans, le mine vaganti più pericolose dell’intero quadro principale. Ma l’intruso chiamato in causa non è nessuno di questi tre: proviene da Storrs, villaggio sito a Mansfield, città dello stato del Connecticut, dove si trova la sede principale dell’Università del Connecticut. Il quartier generale dei Connecticut Huskies, insomma. Le giocate e i punti siglati da Shabazz Napier, fulcro del quintetto di coach Ollie, hanno permesso agli Huskies di battere St. Joseph’s all’overtime al Round of 64, conclusosi 89 a 81, e di superare anche i Villanova Wildcats per 77 a 65. La UConn, come recita la dicitura della loro divisa da gioco, ad un passo dalla conquista del titolo dell’American Athletic Conference, ottenuto poi dai campioni in carica dei Louisville Cardinals, le mancherà solo un ostacolo da oltrepassare per potersi contendere la finale regionale che varrà un posto nella Final Four: Iowa State. Sulla carta, i Cyclones partono da vincitori, per loro non dovrebbe trattarsi di una sfida di elevata difficoltà. Ma questa è la stagione della follia, è il March Madness, dove l’imprevisto è all’ordine del giorno.

Kevin Ollie
Il giovane head coach degli Huskies, Kevin Ollie.

 

(fonte: Tribuna Italia)

Valerio Scalabrelli – @Scalabro92

NCAA Division 1 Tournament 2014: la favola californiana

Tra tutte le squadre partecipanti, coloro che hanno percorso un cammino a dir poco clamoroso sono i Cal Poly Mustangs, il team di una delle tante università presenti in California. I ragazzi della California Polytechnic State University, guidati per il quinto anno consecutivo da Joe Callero, sono entrati nella storia del proprio college: questa sarà la loro prima apparizione nel massimo torneo collegiale dal 1921 ad oggi. Il Cal Poly, nel suo passato, non ha mai vinto nulla, al massimo due regular season: nel 1986 nella CCAA e 10 anni dopo nell’American West. Stop. Prima, nel mezzo e dopo non sono mai stati capaci di raggiungere risultati positivi.

Joe Callero
L’head coach dei Mustangs, Joe Callero.

 

Questa è la prima volta che i verde-oro alzano al cielo un trofeo di notevole prestigio. Un successo che ha cancellato la pessima regular season, chiusa al settimo posto con il record di 6-10 ed una percentuale di vittorie pari al 37%, con un posto tra le prime otto della Big West assicuratosi al rush finale. Eppure, trascinati da Chris Eversley, la ciurma di coach Callero, nella quale spicca anche l’italiano Alberto Gaine, ha prima spazzato via UC Santa Barbara per 69-38, poi ha battuto la capolista UC Irvine per 61-58 e si è aggiudicata la finale a discapito del Cal State Northridge con il punteggio di 61-59.

NCAA Basketball: Big West Conference Tournament-Final
Chris Eversley, punta di diamante di Cal Poly.

Essendo una vera e propria matricola, il comitato della Selection Sunday ha deciso di farli passare per la First Four. Eliminati? Neanche per sogno: nell’arena dell’Università di Dayton, i Texas Southern Tigers sono crollati per 81-69 e hanno salutato subito la competizione nello stupore generale, lasciando spazio all’incontenibile gioia dei californiani, per la prima volta in assoluto tra i migliori 64  roster d’America. Certo, il prossimo  ostacolo da superare sarà uno dei più difficili: sono i Wichita State Shockers di Gregg Marshall, attualmente imbattuti e detentori di un impressionante record di 34 vittorie in altrettanti incontri disputati. Ma questo è un mero dettaglio. Nulla è impossibile per i cavalli selvaggi di coach Callero.

 

Valerio Scalabrelli – @Scalabro92

NCAA, Road to March Madness 2014: la travolgente cavalcata degli Shockers

Dopo la Final Four dello scorso anno, culminata con la sconfitta subita dai campioni in carica di Louisville per 72 a 68, il Wichita State prepara un nuovo assalto al titolo della NCAA. Numero 2 nel  ranking stilato dagli allenatori e dalla Associated Press, gli Shockers possono vantare il record di 31 vittorie su 31 partite giocate nella regular season, 10 anni dopo il 27-0 dei Saint Joseph’s Hawks, alle quali sia aggiungono i tre successi che gli sono valsi la conquista della Missouri Valley Conference, per un totale di 34 vittorie e 0 sconfitte, diventando la prima squadra dal 1991 ad oggi a partecipare alla NCAA Division 1 Tournament da imbattuta (nel ’91 toccò ai Nevada Runnin’ Rebels).

Gregg Marshall
Gregg Marshall, head coach dei WSS dal 2007.

Quello appena descritto non è l’unico motivo per cui l’università di Wichita rientra di diritto tra i favoriti per il raggiungimento del massimo trofeo collegiale. Il team guidato da Gregg Marshall detiene un margine di vantaggio medio a partita di 15.5 punti sui propri avversari: il successo più largo è avvenuto all’esordio, contro l’Emporia State, quando i giallo neri asfaltarono gli ospiti per 93 a 50; il Missouri State è l’unico ad avergli tenuto testa, venendo sconfitto in casa di soli tre punti.

(Qui di seguito, la mostruosa schiacciata di Teleke Cotton su John Jones di Illinois State)

Come abbiamo detto sopra, i Wichita State Shockers non sono gli unici ad essersi presentati nel palcoscenico più importante con la casella delle sconfitte vuota: in tutte e quattro le precedenti occasioni, ogni squadra che ha iniziato la fase ad eliminazione diretta da imbattuta è arrivata tra le migliori quattro della competizione, e solo UCLA è riuscita a salire sul gradino più alto del podio, sia nel 1972 che nel 1973 (nel ’68 Houston si fermò alle Final Four, proprio come Nevada nel ’91).

Il #11 Cleanthony Early ed il  #23 Fred Van Vleet, i due leader giallo-neri.
Il #11 Cleanthony Early ed il #23 Fred Van Vleet, i due leader giallo-neri.

La truppa di coach Marshall potrebbe diventare la quinta università che da invitta riesce ad occupare una casella delle Final Four. I presupposti ci sono tutti: emulare quanto è stato compiuto dal college di Los Angeles negli anni ’70 sarà difficile, ma non impossibile.

Valerio Scalabrelli – @Scalabro92