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Dunk NBA diventa NBA Passion! Nuovo sito, nuovo nome, stessa sostanza a spicchi!

Da oggi, ufficialmente, il blog Dunk NBA diventa NBA Passion e si sposta all’indirizzo http://www.nbapassion.com/, per aprire la porta a nuove possibilità, nuove collaborazioni e nuove idee, ma restando fedele al progetto originario. Per trovare le nostre notizie vi basterà cliccare qui e mettervi comodi, lo spettacolo è appena cominciato!nbapassionDEF

Il 20 Maggio tornano ufficialmente gli Hornets!

Martedì 20 maggio, lo stesso giorno della draft lottery, e a distanza di 10 anni, la città di Charlotte riavrà i suoi “Hornets”. A darne la notizia è lo Charlotte Observer. La pratica era stata avviata circa un anno fa, il 21 maggio 2013, dallo stesso presidente Micheal Jordan, che con un comunicato annunciò di aver iniziato l’iter e di voler sottoporre la questione all’NBA, che il 18 luglio, con l’unanimità di consensi di tutti i proprietari, ha approvato il cambio di denominazione che martedì diverrà ufficiale. L’intento di MJ era quello di restituire alla città una qualificazione particolarmente sentita, oltre al logo e ai vecchi colori che tanto hanno spopolato nell’Nba degli anni ’90 (il verde acqua/azzurro e le strisce bianche verticali alle quali si sono poi ispirati i Rockets, i Pacers, i Magic).hornets-logo-story

A rendere possibile questo ‘ritorno alle origini’ è stato il contestuale passaggio degli ormai ex New Orleans Hornets (che di fatto rappresentano ancora il vecchio team, visto che gli attuali Bobcats sono nati nel 2004), in procinto di cambiare nome in “Pelicans”. Il nickname “Hornets”, oltre al significato vintage per gli amanti del basket (ricordiamo Alonzo Mourning, Glenn Rice, Eddie Jones), ha anche un significato storico, riferendosi al periodo in cui, durante la Rivoluzione Americana, la città rappresentò un “nido di calabroni” per i patrioti opposti alle forze britanniche.

La nuova denominazione, il ritorno alle origini con il vecchio logo e i vecchi colori, rappresentano solo alcuni dei motivi per essere ottimisti per il futuro prossimo. La franchigia, dopo anni di sofferenza e una sola apparizione ai playoff nella stagione 2009/10, è quest’anno tornata alla post-season, sebbene sweeppata per mano dei Miami Heat, ma i motivi per sorridere ci sono, vista la maturità finalmente raggiunta di Kemba Walker, la leadership di Al Jefferson e un sempre più collaudato cast di supporto, con Gerald Henderson, Josh McRoberts e Micheal Kidd-Gilchrist a completare il quintetto e un’età media giusta per fare il salto di qualità (26.9). Non ci resta che sperare di vedere MJ vincente anche nelle vesti di presidente!

Michael Jordan Press Conference

Luca Mazzella

Pistons, il timone passa a Jackson?

Al termine di una stagione passata, per lo più, a perdere, i Detroit Pistons cambieranno allenatore. Il nome del successore di John Loyer potrebbe essere quello di Mark Jackson, ormai ex head coach dei Golden State WarriorsI Pistons, che dovrebbero cambiare sotto ogni punto di vista (dal Genaral Manager in giù), avrebbero individuato nell’ex playmaker dei Knicks l’uomo giusto per la rinascita della franchigia, che quest’anno ha faticato non poco.detroit-pistons-drummond-monroe

Dopo aver condotto i Warriors a due play-off, Jackson è stato licenziato da Bob Myers, GM di Golden State già accostato proprio ai Pistons, ma è stato difeso, a spada tratta, dai suoi giocatori, su tutti Steph Curry, che più volte ha dichiarato di non essere d’accordo con il suo allonatamento. Il probabile arrivo di Jackson, però, spaventa un po’ la dirigenza di Detroit, visto che da quando è coach, cioè dal 2011, ha già allontanato diversi collaboratori per incongruenze carattieriali. L’affare, però, non è ancora andato in porto, i Pistons, infatti, stanno ancora decidendo se puntare tutto su Jackson, affidandosi ad un buon allenatore, o se affidare la gestione della franchigia a Bob Myers, essendo i due, ormai, incompatibili.

Shedly Chebbi (@shedly7)

News: i Cleveland Cavaliers licenziano Mike Brown

Il proprietario del Cleveland Cavaliers, Dan Gilbert, ha annunciato di aver sollevato Mike Brown dall’incarico di Head Coach della franchigia dell’Ohio e di aver promosso David Griffin nel ruolo di General Manager (Griffin agiva di fatto come GM già dal febbraio di quest’anno, avendo sostituito Chris Grant).  Mike Brown, che ricopriva l’incarico di allenatore dei Cavs dal 24 aprile del 2013, nell’ultima stagione aveva fatto registrare un record di 33 sconfitte e 49 vittorie, portando i Cavaliers al 10° posto della Eastern Conference.

Gilbert ha commentato la decisione con queste parole:

“Il mio è un compito molto duro: abbiamo dovuto prendere la decisione di licenziare Mike Brown, e ciò addolora tutti noi. Mike ha lavorato sodo nell’ultima stagione per portare il team verso la strada giusta. Anche se c’è stato qualche miglioramento rispetto alle stagioni precedenti, crediamo di dover andare in una direzione differente. Auguriamo a Mike e alla sua famiglia il meglio”.

Dan Gilbert
Dan Gilbert

 

@sanfi_fm

KG vs Allen: guerra fredda, non si parlano da due anni!

Brooklyn Nets-Miami Heat. Una sfida nella sfida. Sì perchè oltre che sul parquet, si gioca anche fuori dal campo. Kevin Garnett VS Ray Allen, tanto amici quanto nemici.

Kevin-Garnett-hugs-Ray-Allen1Era forte la loro amicizia ai tempi dei Boston Celtics. Era. Ora i due sembrano non parlasi addirittura da due anni: a riportare l’indiscrezione è Dave Hyde del Sun Sentinel’s. KG non ha gradito il trasferimento di Allen (free agent) agli Heat. Da allora è iniziata la “guerra fredda”. Allen a Miami, Garnett a Brooklyn (insieme a Pierce). All’inizio della prima sfida tra le due franchigie, il centro newyorkese si è rifiutato categoricamente di stringere la mano al suo ex compagno. E nemmeno i tifosi bianco-verdi hanno apprezzato il passaggio della guardia americana: diversa infatti è stata l’accoglienza riservata ai due al TD Garden di Boston. Allen ora gioca come sesto uomo nella squadra di coach Erik Spoelstra, mentre KG è un “titolare” fisso del quintetto di Jason Kidd. Sempre secondo Hyde, il disgelo tra i due avverrà quando uno dei due si ritirerà: uno ha 38 anni, l’altro 37, e non sembrano dare l’impressione di appendere gli “scarpini al chiodo”. Fino a quando si andrà avanti così?

Mario Ramogida, @marioramogida

Lakers, idea Bosh per rialzare la testa

A termine di una stagione decisamente negativa, i Los Angeles Lakers stanno studiando un modo per tornare competitivi; e alla svelta.
Bosh e Wade Miami HeatMentre Gasol, che è di fatto un free agent, sta valutando la possibilità di ridiscutere il contratto con i Lakers, gli uomini di mercato stanno cercando nuove soluzioni e nuovi giocatori. Il nome in cima alla lista è quello di Chris Bosh dei Miami Heat, che andrà in free agency nel 2015, ma che, come LeBron James, può contare su una clausula contrattuale che potrebbe liberarlo con un anno di anticipo in caso di un’offerta di stipendio da circa 26 milioni di dollari. Se i giallo-viola decideranno di sfruttare questa clausola, però, potrebbero far saltare alcuni colpi dell’estate 2015, quando i Lakers daranno l’assalto a uno tra Love (sempre che non finisca ai Suns), Aldridge e Rondo. Anche se non è escluso che Bosh decida di giocare un’altra stagione agli Heat ed arrivare nella città degli angeli da free agent, trovando un accordo contrattuale che consenta ai Lakers di ingaggiare anche uno dei giocatori sopracitati. Sono tanti gli aspetti che i Lakers stanno prendendo in considerazione, su tutti il fatto che portare Bosh a Los Angeles al termine della stagione vorrebbe dire dare subito il “LA” alla ricostruzione della squadra, contando anche sul pieno recupero, e alla voglia di vincere, di Kobe Bryant. I tifosi degli Heat, però, possono stare tranquilli, visto che un’uscita di scena di Bosh non implicherebbe l’addio di LeBron e viceversa. Anche i tifosi dei Lakers possono stare tranquilli, visto che la società sta lavorando per portare quanti più grandi giocatori possibile a Los Angeles.
Per Dunk NBA
Shedly Chebbi
(@shedly7)

Silver nomina il nuovo CEO ad interim dei Clippers: sarà Dick Parsons

Il Commissioner della NBA, Adam Silver, ha scelto Richard Dean “Dick” Parsons, newyorkese classe ’48, per il ruolo di CEO ad interim dei Los Angeles Clippers, in attesa che Donald Sterling, bandito a vita dalla NBA, venda la franchigia a nuovi proprietari. Parsons, ex presidente della Citigroup e di Time Warner, che in passato ha collaborato con due presidenti americani (Gerald Ford e Barack Obama), si occuperà della gestione finanziaria della franchigia, mentre le decisioni prettamente sportive saranno lasciate in mano a Doc Rivers, che già dal suo arrivo ai Clippers è sia head coach che general manager della società di Los Angeles.

Queste le prime parole di Parsons come CEO della franchigia di CP3 & Co.:
“Come molti americani, sono profondamente addolorato per quello che i Clippers e i loro tifosi hanno dovuto subire negli ultimi tempi. Essendo tifoso NBA da una vita, credo fortemente nei valori  e nei principi che la lega sta difendendo e supporto totalmente la leadership di Adam e il suo impegno nella gestione delle sfide che la lega impone. I Clippers sono un’organizzazione forte, con un coach brillante, un gruppo di atleti, e uno staff, talentuoso e appassionato, che ha dimostrato una grande forza d’animo in questo momento difficile. Sono onorato che mi sia stato chiesto di lavorare con loro, di costruire sul loro valore e sulle loro conquiste e di aiutarli ad aprire una nuova, appassionante era per il team”.Incoming Citigroup Chairman Richard Parsons speaks at the New York State Bar Association meeting in New York
Virginia Sanfilippo, @sanfi_fm

Mike D’Antoni lascia la panchina dei Lakers e parte il toto-nomi!

Mike D’Antoni  si è dimesso dal ruolo di Head Coach dei Los Angeles Lakers: l’annuncio è stato dato dal General Manager dei Lakers, Mitch Kupchak. La ricerca di un sostituto inizierà immediatamente, e per la panchina dei gialloviola si profilano già delle alternative interessanti: una fra tutte punta su Ettore Messina, già vice di Brown ai Lakers nella stagione 2011-2012 CSKA MOSCÚ VS. BELGRADO PARTIZAN(Messina gode insindacabilmente della stima di Kobe Bryant, e questo è un particolare più che importante, per la scelta dei Lakers). Ma il toto-nomi sta impazzando, oltreoceano: le voci più insistenti parlano di George Karl (ex Nuggets, Bucks, Seattle SuperSonics), Lionel Hollins (ex Grizzlies), Byron Scott, Steve Kerr, Tyronn Lue (attuale vice di Doc Rivers ai Clippers), Stan Van Gundy (ex Magic e Heat), Tom Thibodeau (ipotesi più che remota, me che sarebbe la preferita di Black Mamba),  Kurt Rambis (ex T’Wolves),  il neocampione NCAA Kevin Ollie, Mike Krzyzewski  e addirittura Derek Fisher, che si ritirerà a fine stagione.

D’Antoni, che era stato ingaggiato dai Lakers per rimpiazzare Mike Brown nel November 2012, ha fatto registrare un record di 67-87 nelle due stagioni con la squadra di LA, per un totale di 455-426 in carriera. L’ultima stagione è stata indubbiamente difficile, con l’ecatombe d’infortuni che ha lasciato la squadra decimata e ha dato vita ad uno dei più disastrosi campionati di tutta la storia dei Lakers, col peggior record degli ultimi 50 anni e la seconda peggior percentuale di vittorie di sempre. Kobe Bryant è sceso in campo solo 6 volte, mentre Steve Nash 15.

Mitch-KupchakIl GM dei Lakers, Kupchak, ha ricordato le condizioni in cui si è trovato a lavorare D’Antoni, commentando: “Date le circostanze, non so se qualcun altro avrebbe potuto svolgere un lavoro migliore di quello compiuto da Mike nelle due ultime stagioni. A nome dei Lakers, ringraziamo Mike per l’etica del lavoro, per la professionalità e per l’atteggiamento positivo che ha dato alla squadra ogni giorno. Gli auguriamo le migliori fortune”. 

Ma bisogna aggiungere anche che l’ex Knicks, Suns, Nuggets, Olimpia Milano e Benetton Treviso non godeva della stima incondizionata della vecchia guardia Lakers, come dimostra il saluto al vetriolo tramite tweet che gli ha riservato Magic Johnson:

“I giorni felici sono tornati! Mike D’Antoni ha lasciato il posto di allenatore dei Lakers. Non potrei essere più felice!”. 

Popovich SpursAnche Gregg Popovich, subito dopo la vittoria degli Spurs sui Mavs, ha espresso la sua posizione sulla vicenda, dicendo: “Ogni volta che un allenatore se ne va, per qualsivoglia motivo, tutti noi colleghi stiamo male. Mike è un diavolo d’allenatore e un diavolo d’uomo, ci si sente sempre male quando accadono queste cose. Spero soltanto che riesca ad ottenere ciò che vuole, è un uomo speciale”.

Wizards, Nene sospeso per una partita: salterà game-4 contro i Bulls!

Il gigante dei Washington Wizards Maybyner Rodney Hilário, meglio noto a tutti come Nene, di San Paolo, è stato sospeso dalla NBA per una partita dopo il brutto episodio che lo ha visto protagonista nell’ultimo quarto della gara contro i Chicago Bulls (poi vinta dai Tori di Chicago). 

Chicago Bulls v Washington Wizards

Il brasiliano salterà game-4, un grandissimo vantaggio per i Bulls che non si troveranno contro uno dei lunghi più decisivi in questo avvio di playoffs dell’intera lega.

@MarkTarantino89

Knicks, Mike Woodson chiede scusa ai tifosi: “La colpa di questo flop è mia”

La stagione dei New York Knicks ha deluso molto le aspettative di tutti gli appassionati do basket: con la ricostruzione dei rivali di Brooklyn in estate, ci si aspettava dai blu-arancio una conferma della buona stagione passata.
Le individualità sulla carta erano e sono superiori a molte squadre che hanno raggiunto i playoff, vedi Toronto, Charlotte e Atlanta. Ma la pallacanestro non è solo un gioco di individualità o non lo è soprattutto, ecco quindi che ci troviamo a commentare un’annata assai deludente.

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L’esclusione dalla post-season è tanto meritata quanto incomprensibile, soprattutto per un conference, la Eastern, molto più “soft” rispetto alla Western. Quest’oggi coach Mike Woodson si è voluto scusare con i tifosi della Grande Mela.
“Si potrebbe puntare il dito verso chiunque. Cercare alibi è da codardi e non ho intenzione di nascondermi. Sono io l’allenatore e la colpa di questo flop è mia. Ci sono un sacco di fattori che hanno condizionato il nostro percorso, ma fermarmi ad elencarli non avrebbe senso. Chiedo scusa ai tifosi. Come sempre ci sono stati vicini, hanno speso i loro soldi per acquistare i biglietti e venire alle partite, ma noi purtroppo non siamo stati all’altezza. Non me lo aspettavo.”