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Tyrone Bogues: un gigante di 158 centimetri

dumbarTyrone Curtis Bogues, per tutti semplicemente Muggsy, nasce a Baltimora, nel Maryland, il 9 gennaio del 1965. Tyrone studia alla Paul Laurence Dunbar High School di Baltimora, High School per la quale gioca, o meglio dispensa giocate sublimi, nei Dunbar Poets, la squadra di basket assieme ad altre future stelle dell’NBA: David Wingate, Reggie Williams ed al compianto Reggie Lewis. Sì, perché nonostante l’altezza, 158 centimentri scarsi, nel corpo di Tyrone c’è concentrato un talento innato. Con questi cinque in campo i Poets sembrano invincibili. Anzi lo sono. I Dunbar Poets sono così forti che nella stagione 1981-1982 hanno una striscia vincente di 29 partite, mentre nella stagione 1982-1983, l’ultima di Bogues all’High School, la striscia vincente è di 31-0, per un totale di 60 partite, sessanta, senza sconfitte.

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I Poets conquistano, e non poteva essere altrimenti, la prima pagina dell’USA Today, giornale che si contende con il Wall Street Journal la posizione di quotidiano a maggior diffusione degli USA, e Tyrone si trasferisce, con una borsa di studio, alla Wake Forest University che fa di tutto per avere nella propria squadra quel playmaker così piccolo, ma così divino. Nel 1986, quando ancora studia, e gioca, per la Wake Forest University viene convocato da Lute Olson, al tempo coach della Nazionale statunitense, per il Mondiale di Spagna. E’ qui che la carriera, e la vita, di Bogues ha una svolta. Esattamente durante Stati Uniti – Jugoslavia, nel girone F, che da alle prime due rappresentative (su sei presenti nel girone) la possibilità di giocare le semifinali.

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La Jugoslavia è riconosciuta come una delle migliori Nazionali di quegli anni ed in quell’anno aveva un giocatore che da li a poco sarebbe andato a giocare in NBA: Drazen Petrovic (MVP di quei mondiali, poi tragicamente scomparso a soli 27 anni). Petrovic era un giocatore che, a dispetto dei suoi 196 centimetri, faceva cose a una velocità fuori dal comune ed aveva un uno contro uno capace di lasciare sul posto tutti quelli trovava sulla sua strada. Olson, però, conosce i suoi giocatori e in particolare quel ragazzo di 21 anni che non è altissimo, anzi non è affatto alto, ma ha una velocità di mani e di gambe che gli permette di essere uno dei migliori, se non il migliore, difensore in uno contro uno della squadra e gli affida il compito, che per molti poteva essere ingrato, di marcare Petrovic. Quel giorno, Petrovic, non l’ha presa mai.Quel “piccoletto” dalle mani enormi e lo straripante carisma l’ha limitato così bene che Petrovic quel giorno ha realizzato soltanto 12 punti (la sua media punti a fine torneo sarà di 25.4). Gli USA porteranno a casa il titolo iridato, e non poteva essere altrimenti vista la quantità di giovani stelle presenti nella sua rosa. A questo punto per Tyrone l’NBA sembra essere questione soltanto di tempo, soprattutto perché deve ancora finire l’ultimo anno alla Wake Forest. Nel 1987 Bogues  fa parte dei Rhode Island Gulls, una squadra che milita nell’USBL (lega di basket estiva), arrivando alla finale di lega, persa per 103-99 contro i Miami Tropics.

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Dopo questa breve esperienza viene chiamato al Draft NBA, con la dodicesima scelta assoluta, dai Washington Bullets (gli odierni Wizards, ndr). Il Draft di quell’anno vede approdare in NBA giocatori del calibro di “the Admiral” Robinson, Scottie Pippen, Kevin Johnson e Reggie Miller. Ai Bullets trova come compagno di squadra Manute Bol, un centro sudanese di 231 centimetri che fanno di lui il giocatore più alto della lega e della storia dell’NBA. I due, che sono separati da qualcosa come 73 centimenti di altezza, figurano sulla copertina di molte riviste ed anche in qualche spot. A fine stagione, pur necessitando di un playmaker, i Bullets lasciano Bogues senza contratto. E qui possiamo intuire un’altra svolta nella carriera di Tyrone Bogues. Sì, perché il fatto che sia rimasto senza contratto fa si che gli Charlotte Hornets, nuova franchigia al primo anno di NBA, metta gli occhi su di lui. Tyrone non si fa scappare l’opportunità di essere protagonista in una nuova franchigia ed in men che non si dica firma per gli Hornets. 

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Bogues resta a Charlotte per 10 anni. Dieci anni in cui si fa notare, ed apprezzare, come uno dei playmaker più creativi e come uno dei migliori difensori della lega. 

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E’ proprio agli Hornets che si guadagna il soprannome di Muggsy, datogli da Alonzo Mourning. Pur non avendo medie punti altissime, e non potrebbe essere altrimenti visto che attaccare il ferro in ogni occasione con soli 158 centimentri non sarebbe stata una grande idea, Muggsy è universalmente riconosciuto come uno dei giocatori più divertenti e popolari della lega. La sua caratteristica principale, come già detto, è la creatività e la difesa. Con la maglia degli Hornets, infatti, ha una media assist incredibile: 13.5 assist serviti ogni 48 minuti passati sul parquet. Nel 1996 riesce anche a trovare il tempo per partecipare, insieme a Michael Jordan, Larry Bird, Charles Barkley, Erwing, Jeff Malone e tanti altri atleti NBA, alle riprese del film Space Jam, nel quale degli alieni gli rubano il talento.

jamNel 1997 gli Hornet sono costretti a lasciar partire Bogues verso i Golden State Warriors. Con i Warriors Bogues gioca due stagioni collezionando 95 presenze senza lasciare il segno del suo passaggio, vista anche il roster non proprio brillante di cui i Warriors disponevano in quel periodo. Le ultime due stagioni, giocate, Tyrone le passa a Toronto, dove trova un buon roster con gente come Vince Carter. Dopo aver firmato, e mai giocato, con i Knicks e con i Mavericks, Muggsy decide che è ora di smettere con il basket giocato e lascia la scena. Dopo essersi preso un periodo di pausa dal basket Bogues torna, questa volta per allenare. Un destino segnato il suo visto che in campo, con il suo carisma e la sua spiccata personalità, riusciva ad essere un allenatore aggiunto. 2005-08-04-inside-boguesGli viene affidata la squadra femminile di Charlotte, le Charlotte Sting, che militano in WNBA. Dopo due stagioni lascia la guida tecnica delle Sting per trasferirsi nella NCAA, più precisamente per ricoprire il ruolo di allenatore alla United Faith Christian Accademy. Ruolo che ancora oggi ricopre. faith boguesTyrone Bogues, nonostante durante la sua carriera, mondiale a parte, non abbia vinto titoli, è stato, e per molti lo è sempre, il personaggio più grandioso che il basket NBA abbia mai messo in mostra. Certo di “piccoletti” ce ne sono stati, e ce ne sono, basti ricordare Earl Boykins, alto a malapena 165 centimetri e Spudd Webb, che con i suoi 168 centimetri vinse la gara di schiacciate nel all-star game del 1986, ma Muggsy è stato la dimostrazione che si può essere grandi anche a 158 centimetri da terra. Si può essere grandi in tanti modi. Lui lo era, e lo è, per il carisma, per la tecnica e il modo in cui riusciva a fermare i giganti. Sono ben 39 le stoppate in carriera per Bogues. Molto probabilmente se Olson, nell’estate del 1986, non si fosse preso il rischio di mettere quel ragazzo, che a mala pena riusciva a farsi vedere tra i suoi grandi e grossi compagni, in marcatura, tra lo stupore e le critiche di, quasi, tutti in marcatura su Petrovic non saremmo qui a parlarne.